domenica 20 novembre 2005

NON SI COMBATTE IL TERRORISMO CON IL TERRORE

In Italia è spiacevole usanza far approvare le leggi più spinose e controverse d’estate. Quando l’opposizione sonnecchia e la cosiddetta società civile è al mare.
E’ successo così qualche anno fa’ con la legge sulle rogatorie internazionali, e allo stesso modo è capitato lo scorso luglio per il pacchetto anti-terrorismo di Pisanu. Certo il motivo per approvare le leggi in fretta c’era. L’emozione legata ai sanguinosi attentati di Londra era ancora forte. Ma forse prima di legiferare su una materia così delicata com’è la sicurezza, con tutti i suoi annessi e connessi nell’ambito delle libertà individuali e della privacy bisognerebbe pensarci un po’più a lungo. Perché se il pacchetto Pisanu non è il patriot act italiano, tuttavia i suoi elementi di pericolosità li contiene tutti.

Non potendo in questa sede dare un quadro complessivo di un insieme di leggi così corposo, ci limiteremo solo a ricordare i suoi aspetti più preoccupanti. A cominciare dalla dibattuta norma di “espulsione con provvedimento amministrativo” per i sospettati di terrorismo. Una norma che sembra cancellare con un colpo di spugna ciò che in uno stato di diritto si chiama presunzione d’innocenza. D’ora in avanti, infatti, basterà la sola firma d’un solerte prefetto per rispedire al proprio paese, senza lo straccio d’una prova, un qualsiasi cittadino straniero anche solo vagamente sospettato di simpatie fondamentaliste.
L’autorizzazione a colloqui investigativi senza avvocato e alla perquisizione senza mandato concorrono poi ad imbarbarire ulteriormente lo stato di diritto, eliminando altre delle principali garanzie di cui godono i cittadini di tutti i paesi civili del mondo.
Ma non basta. Ad aggravare la situazione ci pensano la liberalizzazione dell’arresto fuori flagranza, la facilitazioni delle intercettazioni telefoniche e soprattutto il prolungamento del fermo di polizia da 12 a 24 ore. 24 ore in cui il fermato non può comunicare con nessuno nè usufruire di alcuna assistenza legale. E poi l'aggravamento delle pene per la falsificazione dei documenti e per le «false dichiarazioni fatte davanti alla polizia giudiziaria», d’ora in avanti equiparate al falso davanti al giudice, malgrado queste avvengano, come noto, senza testimoni e contraddittorio.
Sul fronte delle violazioni alla privacy si registra invece l’inasprimento delle misure di controllo di telefonate e e-mail.
Per finire, a mo’ di “contentino” alla Lega, ecco anche l’introduzione di ammende fino a 2000 euro e arresto fino a 2 anni per le donne sorprese a indossare burqa o chador nei luoghi pubblici – sfugge il nesso di questa norma con l’allarme terrorismo… E sfugge anche il suo scopo, se non quello di infliggere, a donne spesso umiliate dai loro mariti e costrette controvoglia a velarsi il volto, una seconda, infame, umiliazione pecuniaria e/o carceraria.

Ma forse quello che più indigna, relativamente a questo corpus di provvedimenti iniqui, liberticidi e pericolosi è l’“unanimità” con cui sono stati approvati. Un’unanimità che ha visto votare a loro favore (con la sola eccezione di Verdi, Prc e Comunisti italiani) tutto il centrosinistra. E per comprendere l’irresponsabilità anche di gran parte di quest’ultimo, nei confronti di argomenti così delicati, basti citare le dichiarazioni dell’esponente Ds Gavino Angius il quale si è permesso tranquillamente di chiosare: «Forse qualcuno dimentica che la libertà non è attaccata da questo decreto, ma è minacciata oggi dal terrorismo». Crediamo di aver dimostrato a sufficienza quanto questo punto di vista non sia condivisibile.


(Articolo pubblicato su Work-out European students’ review, n.29 ottobre-novembre 2005)

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