martedì 1 maggio 2007

DELL’ABIEZIONE (DELLA TV ITALIANA)

La giornalista che al Tg1 di ieri sera ha domandato ai genitori di Vanessa Russo, la ragazza morta ad opera di due ragazze romene a Roma, che pena ora s’aspettino per le assassine, quella giornalista merita solamente disprezzo e riprovazione. Ed un monumento alla scorrettezza deontologica.
Esattamente come il titolista del Tg2 che l’altro giorno ha titolato così un servizio inerente alla strage compiuta da un pirata della strada ubriaco di origine Rom: «Dolore e rabbia. Rom nel mirino». Fosse stato non dico padano, o veneto, ma semplicemente peruviano come è accaduto in un caso analogo di qualche mese fa, nessun telegiornale avrebbe titolato in quella maniera.
Gente come questa non fa giornalismo, istiga all’odio (razziale nel secondo caso).

Forse dopo il periodo berlusconiano, la televisione italiano è formalmente più libera, ma non è necessariamente migliore qualitativamente.
Basta dare un ‘occhiata al Tg2 di Mauro Mazza, dove la politica è sempre confinata in uno spazietto misero nella seconda parte del giornale, a causa di una politica di “emancipazione della cronaca” il cui obbiettivo non dichiarato è instillare una paura diffusa (che come si sa, da che mondo è mondo, spinge sempre a destra le masse silenziose) attraverso la descrizione stolidamente compiaciuta di ogni più minimo ed efferato particolare di ogni infimo caso di cronaca nera.
Così come basterebbe dare un’occhiata a che fine hanno fatto gli “epurati di Sofia” a un anno dalla vittoria del centrosinistra per rendersi conto delle condizioni attuali dell’azienda radiotelevisiva di Stato.
L’unico reintegrato a pieno servizio è Santoro – ma si badi bene, sotto minaccia di un provvedimento giudiziario. Biagi è tornato, ma confinato - dallo spazio in prime time sulla rete ammiraglia che aveva cinque anni fa - alla seconda serata del lunedì su Rai Tre.
Stessa sorte sul fronte dei comici per la Dandini, laddove invece Sabina Guzzanti o Luttazzi non sono mai stati reintegrati.
E poi ci sono i censurati di lunga data, come Grillo o Minà che dalla Rai erano già stati cacciati prima che ci arrivasse il biscione.


Ogni tanto mi commuovo guardando qualche videocassetta registrata negli anni ’80, vedendo prima e dopo il film pubblicità di film d’autore o di spettacoli teatrali in prima serata.
Oggi invece perfino un Fassino fa il suo outing a favore dei reality show. Per combattere lo strapotere della tv Berlusconi infatti non serve una legge sulle telecomunicazioni valida (cioè una legge diversa dalla Gentiloni), ma – continuano a ripeterci gli spin doctors del Centrosinistra - bisogna semplicemente vincere la gara degli ascolti con Mediaset portando la televisione di Stato al suo stesso livello ributtante. Di chi faccia il gioco una tale concezione lo possono capire tutti, tranne forse la nostra classe dirigente.
Ma consoliamoci, su Rai Uno c’è sempre Giannino Riotta che come dice Prodi tanto «piace a tutti». Forse – malgrado alcuni meriti innegabili come l’aver promosso il libro di Saviano – non proprio a tutti.

3 commenti:

Barbara Tampieri ha detto...

Il razzismo si sviluppa su istigazione. E' scientificamente provato. Non è giornalismo quello della tv, è gas intestinale.

zula ha detto...

inizio a pensare che in italia non verrà trasmesso "good night e good luck" in televisione...non sia mai che qualcuno prenda ispirazione!
:-(

Eliolibre ha detto...

Ma in Italia non esiste più la sinistra! Questo è il problema....

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