venerdì 30 settembre 2005

USA CONTRO LA TORTURA. DEGLI ALTRI.

La notizia: gli Stati Uniti non concederanno l’estradizione in Venezuela di Luis Posada Carriles. Quel Luis Posada Carriles che – per chi non lo conoscesse bene – è accusato di innumerevoli attentati terroristici, tra cui l’abbattimento nel 1976 di un aereo della Cubana de Aviacìon alle isole Barbados, con conseguente decesso di tutti e 73 i passageri.

Una fedina penale lunghissima quella di Posada Carriles che conta, oltre ad un impressionante sequela di più o meno riusciti attentati sul suolo cubano, un tentativo, fortunamente sventato, di uccisione del presidente Castro in occasione di una conferenza a Panamà nel novembre 2000. Tentativo, per inciso, che se fosse andato in porto – essendo lo strumento prescelto una bomba di C4 da 15 kg – avrebbe causato, oltre alla morte del controverso presidente cubano, anche quella di un altro centinaio di innocenti.

Ora un giudice per l’immigrazione di El Paso, Texas – dove il settantasettenne terrorista ha riparato clandestinamente, forse stanco di una vita di stragi e delitti – ci dice che l’azzimato ex-agente della Cia, adesso di nazionalità venezuelana, non verrà estradato nel paese sudamericano per timore che lì possa essere torturato dalle autorità locali. E aggiunge il suo avvocato, che se nei 90 giorni di permanenza negli States concessigli dalla sentenza, nessuna richiesta di estradizione verrà accettata, il “buon uomo” potrà richiedere la cittadinanza americana e magari ricongiungersi ai parenti in Florida.

Stupisce questa sensibilità della giustizia a stelle e strisce per un eventuale pericolo tortura in un paese che, peraltro, non viene neppure segnalato, negli annuali rapporti di Amnesty International, tra quelli più a rischio. Stupisce soprattutto perché proviene da un paese accusato di tortura e violazioni dei diritti umani in ben 2 continenti (vedi Guantanamo ed Abu Grahib) e che non hai mai ratificato il Trattato Onu (del 2002) contro la Tortura. Quello stesso Trattato a cui adesso, probabilmente, il solerte giudice di El Paso dice di appellarsi.

E sorprende anche che nei civilissimi Stati Uniti, mai come ora impegnati in una “titanica” lotta contro il terrorismo internazionale, non venga mosso nemmeno un procedimento contro un individuo accusato di decine di atti terroristici.

Ma forse per un ex-agente della Cia si può fare questo e altro. E così di fronte a quest’ennesimo paradosso della giustizia Usa, verrebbe voglia di dire, parafrasando Orwell: “Tutti siamo uguali di fronte alla legge. Ma alcuni sono più uguali degli altri”.

sabato 10 settembre 2005

PISANU, LE SCUOLE ISLAMICHE E L’IPOCRISIA DEI CATTOLICI FOLGORATI SULLA VIA DI RIMINI

Il fatto: una scuola islamica di Milano in via Quaranta è stata chiusa per inagibilità e pericolosità della struttura. Fin qui niente di insolito; cose che succedono spesso, anche se, dato l’orientamento politico della giunta milanese possono destare sospetto.
Ma questa volta c’è qualcosa di più. Il ministro degli Interni Pisanu infatti - in inquietante concomitanza con una serie di arbitriare espulsioni di extracomunitari sospettati di fiancheggiare il terrrorismo internazionale – si è concesso il lusso di chiosare sulla notizia affermando di essere “contrario a qualsiasi forma di educazione parallela che servirebbe solo a ghettizzare gli islamici in Italia, a farne una enclave nel nostro territorio".
Apparentemente potrebbe sembrare semplicemente uno dei soliti discorsi a Pera che tanto vanno di moda tra gli esponenti del centrodestra in questo periodo (Pera con la P maiuscola ovviamente, in palese riferimento al nostro simpatico Presidente del Senato, sempre prodigo di pensierini bonariamente nazisti sull’importanza della razza pura e sul pericolo del meticciato).
Ma forse quest’intervento del ministro forza-italiota merita qualche riflessione in più. Qualche parola in più sulla doppia morale di questa strana nuova categoria di sedicenti cattolici, di cattolici folgorati sulla via di Rimini, che sta imperversando nel nostro paese.
Già perchè sorprende, se non indigna, che un esponente dell’unico governo che nell’intera storia della Repubblica abbia stornato una consistente quantità di soldi dal bilancio pubblico per indirizzarli verso le scuole confessionali cattoliche, dichiari di essere “contrario a qualsiasi forma di educazione parallela”. Ma i vari S. Carlo e Leone XIII cos'altro sono se non una forma di educazione parallela al sistema scolastico statale?
Con che coraggio il ministro Pisanu può permettersi di affermare che “I bambini islamici devono andare nelle scuole statali” quando il governo di cui fa parte fa di tutto perchè i bambini italiani vadano in quegli “indottrinifici” ciellini che sono le scuole cattoliche?


Da queste parti – lo confessiamo - siamo abbastanza laicisti e statalisti. Crediamo infatti che qualunque scuola non statale, ma ispirata ad un qualsiasi particolare orientamento cultuale (cattolico, islamico, confindustriale che sia) non possa far altro che fomentare divisioni e configurarsi come un pericoloso ostacolo verso una società genuinamente multietnica e solidale.
Essendo però anche convintamente democratici, sappiamo che non è possibile proibire nessuna di queste varie scuole confessionali presenti nel paese, purchè tutte agiscano nel rispetto di quel dimenticato e pluri-infranto articolo della costituzione che parla di assenza di “oneri per lo stato”. E chiarito questo appare ovvio che non è possibile stabilire diversi pesi e diversi misure per i differenti culti.


Ma d’altronde non ci si può stupire. Nel paese del Concordato e del Vaticano, dei referendum che non raggiungono il quorum per ingerenza papale, è superfluo sorprendersi se un culto viene favorito rispetto agli altri, se fra tra i tanti si verifica anche un conflitto di interessi religioso. Nel paese di 50 anni di dominio democristiano, vince chi dimostra più piaggeria nei confronti del cupolone romano.
Cosa importa se si debba rendere omaggio a un “beato” franchista, sconfessare il proprio passato di mangiapreti, riempire l’etere di Roma di onde inquinanti, comprare il Vaticano con regalie alle scuole cielline? Tutto fa brodo e l’ipocrisia paga.


E così alla fine, in tempi di scontro di civiltà, per qualunque cattolico di comodo dell’ultim’ora o qualunque democristiano "di ritorno" risulta pìu facile e conveniente trovare una qualche demagogica pagliuzza negli occhi del primo centro islamico che capita a tiro, piuttosto che riconoscere le centomila travi dell’ingerenza vaticana sulla vita del Bel Paese.

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