domenica 30 settembre 2007

CARI MAZZA E PANSA, DOV'E' FINITO IL VOSTRO SDEGNO PER L'INCITAMENTO ALLA VIOLENZA?

La vicenda la conoscete tutti: ieri il "sempreverde" Senatur Umberto Bossi ha detto che è pronto a lanciare “la lotta di liberazione” del popolo padano fuori dalla aule parlamentari e che ci sono un milione di militanti pronti a seguirlo.

Si tratta solo dell’ultima sparata di un leader al tramonto e si spera che anch’essa, esattamente come le molte altre che l'hanno preceduta, sia destinata a rimanere senza seguito.
Ma si tratta comunque di dichiarazioni gravissime che, esattamente come quella sui fucili di qualche settimana fa, incita alla sovversione, all’eversione anche (armata) nei confronti dello Stato, alla violenza.

La domanda allora viene spontanea. Dove sono finiti - ora che i toni si fanno davvero violenti - i vari Mazza e Pansa? Quelli che qualche giorno fa sostenevano che dal Grillo al grilletto il passo è breve? Dove sono finiti i loro editoriali preoccupati e accorati sul pericolo di un incitamento all’odio e alla violenza? Dove sono le parole di queste Cassandre che prevedevano una nuova stagione di piombo a causa dei vaffanculo del comico genovese?

Come è possibile che adesso che qualcuno incita davvero alla violenza- e non solamente a un discutibile ma innocuo spernacchio liberatorio verso il potere – tacciano e non facciano più sentire i loro duri ammonimenti?

Forse perché qualcuno, a cui in un modo o nell’altro devono rendere conto non avrebbe gradito? Forse perché il loro “coraggio” nel parlare di alcune cose è proporzionale solo alla ipocrisia nel tacerne altre? Qual è la ragione dei due pesi e due misure?
Qualunque ne sia la ragione, il loro silenzio è dimostrazione inequivocabile della loro pochezza e della loro disonestà intellettuale.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

venerdì 28 settembre 2007

BIRMANIA LIBERA!

giovedì 27 settembre 2007

GRILLO: ALBERTO SORDI...TE LO MERITI!

Ieri, spiegando ad una persona di sinistra le mie perplessità sul fenomeno Grillo, sulla sua pericolosa assenza di contenuti e soprattutto di orientamenti politici, mi sono sentito ripetere per la quinta volta in pochi giorni che in questa fase storica bisogna superare le categorie destra-sinistra e unirsi per risolvere i problemi più urgenti sul tappeto – in che modo ovviamente non è dato saperlo...

Non ce l’ho fatta più e gli ho gridato “Alberto Sordi, te lo meriti!”, così come Nanni Moretti faceva in quel famoso film di trent'anni fa, allorchè si sentiva dire da un avventore in un bar che in Italia ormai non c'è più differenza tra niente e nessuno e che "rossi e neri son tutti uguali".

Al di là del minimo comun denominatore offerto dall'indecoroso stipendio dei parlamentari - su cui effettivamente tutti da An e Rifondazione possiamo essre d'accordo - davvero qualcuno crede che ci sia anche uno solo dei problemi italiani che possa essere risolto indistamente da destra o da sinistra? Davvero qualcuno crede in questi "discorsi da bar"?

E soprattutto qualcuno potrebbe spiegarmi cosa ci ha condotto a questa "emancipazione" dei discorsi da bar? Solo il fatto che per una volta siano stati incoraggiati da un pulpito più auterevole?

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

lunedì 24 settembre 2007

¡JUSTICIA YA!

Giustizia per i martiri di La Cantuta e Barrios Altos. Giustizia per le migliaia di vittime della guerra sporca e di La Colina. Giustizia per i guerriglieri dell'Mrta trucidati nell'ambasciata giapponese. E vergogna per chi sostenne e sostiene l'ultimo della lunga sequela di tremendi dittatori che, col consenso di Washington, hanno insaguinato il Sudamerica.

domenica 23 settembre 2007

SEMPRE MENO SANTO


A Buenos Aires da qualche tempo si sta celebrando il processo contro il capellano militare Christian Von Wernich, accusato di collaborazione con i torturatori della giunta militare di Videla e soci. E’ cosi che da una deposizione del premio Nobel Adolfo Perez Esquivel veniamo a conoscenza di un episodio a dir poco raccapricciante: l’udienza papale ottenuta nel 1981 dallo stesso Equivel, in cui il premio Nobel portò a Giovanni Paolo II un dossier redatto dalle Madres de Plaza de Mayo, che documentava il caso di 84 bambini desaparecidos. L’intenzione era ovviamente quella di chiedere un impegno da parte della Chiesa per il rispetto dei diritti umani in Argentina.
Ma il Papa, dopo aver letto il dossier, non trovò niente di meglio che dire ad Esquivel che doveva occuparsi di più «dei bambini dei paesi comunisti». 84 bambini deportati da una giunta militare brutale, non facevano nè caldo nè freddo al presunto vicario di Cristo in terra.


C’è forse ancora qualcuno disposto a gridare «santo subito»?


(Sullo stesso argomento, leggi anche questo articolo di qualche mese fa’).

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

venerdì 21 settembre 2007

NAZISTI A ROMA


Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, un campo rom di Roma è stato assaltato a suon di molotov e spranghe. Com’era prevedibile oggi quasi tutti i telegiornali ne hanno parlato. Ma in tempi di ordinanze draconiane contro i lavavetri, tutti (da Rete 4 al Tg3!) hanno parlato di “protesta da parte di cittadini esasperati”. Semplici cittadini esasperati!
Ora, fossero anche tutti cani sciolti, cioè non inquadrati in formazioni o gruppi neofascisti o d’estrema destra, non possono essere chiamati semplici cittadini. Chiunque assalti con molotov e spranghe un campo nomadi non è mai un semplice cittadino. Ma un nazista. E basta.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

martedì 18 settembre 2007

PERU’: ALAN GARCIA CENSURA RADIO CRITICA NEI CONFRONTI DELL’OPERATO DEL GOVERNO NELLE ZONE TERREMOTATE. NEL SILENZIO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

Vi siete accorti che dopo un iniziale grande interesse, nessuno vi sta parlando più delle conseguenze del terremoto in Perù? Vi siete chiesti il perché? La risposta è semplice. Il Perù non sono gli Stati Uniti, e Pisco non è New Orleans. Così come non lo sono il Nicaragua, colpito dall’urugano Fèlix o il Bangladesh sconvolto dalle alluvioni. E quindi per il Perù niente raccolte aziendali di fondi, niente reportage televisivi strappalacrime, niente di niente. A nessuno, nella nostra vecchia Europa sembra interessare se e come il Perù si stia risollevando dalla catastrofe umanitaria che lo ha colpito poco più di un mese fa. Preoccupazione invece molto sentita nel paese andino. Anche troppo forse, per i gusti di Alan Garcia e soci.

E’ di pochi giorni fa infatti la notizia che il Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni (MTC) ha ordinato la sospensione delle trasmissioni (e quindi successivamente sequestrato con apposito blitz poliziesco, tutte le apparecchiature per la trasmissione) a Radio Orion, un’emittente radiofonica di Pisco.
La motivazione ufficiale parla di questioni burocratiche legate al rinnovo della licenza, ma ovviamente le ragioni sono altre. E cioè il fatto che da qualche settimana Radio Orion stava dando voce allo scontento dei cittadini di Pisco relativamente alle operazioni di ricostruzione della città dopo il terremoto. Operazioni che di fatto non sono ancora cominciate. Così come quasi completamente disattesa appare la promessa del governo centrale di indennizzare i feriti del sisma con la (modica per la verità) cifra di 800 soles – un po’ meno di 200 euro.
E cosi vià la licenza. Per evitare che, così come avvenuto di recente in occasione dell’annuale commemorazione dello sbarco di Jose de San Martìn, si verifichino proteste e manifestazioni contro l’inefficace e assente politica di soccorso ai terremotati del governo di Alan Garcìa.

La chiusura di Radio Orion non è peraltro un caso isolato. Contestualmente all’emittente di Pisco altre cinque radio peruviane si sono viste revocare l’autorizzazione per trasmettere nel solo mese di settembre, così come recentemente è stata censurata la mostra di un noto caricaturista, Piero Quijano, che denunciava le atrocità compiute dall’esercito nella lotta alla guerriglia dei decenni scorsi.
E non finisce qui: da quando è al potere nuovamente Alan Garcia ha già cancellato la concessione a ben tre canali televisivi nazionali d’opposizione.

Ma tutto questo non turba i sonni delle turbe di presunti paladini internazionali della liberta d’espressione, scesi in campo in massa lo scorso giugno contro la decisione del governo venezuelano di non rinnovare la frequenza all’emittente GOLPISTA Rctv. Alan Garcia infatti non è Chàvez, e il Perù che ha firmato un trattato di libero commercio con gli Stati Uniti non è il Venezuela, e quindi gli interessi occidentali nel paese andino non sono minacciati da prospettive di nazionalizzazione, politiche di redistribuzione o qualunque altra cosa che sulla stampa internazionale possa essere etichettata come “populista”. E così senza la brama del petrolio venezuelano a spingerla, anche la difesa della libertà d’espressione scompare, non buca lo schermo, non interessa più a nessuno.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

Ricerca Google

Google