lunedì 31 marzo 2008

"ROM CABARET" DI DIJANA PAVLOVIC ALLA BOVISA

Approfitto di questo spazio per pubblicizzare un’ altra importante iniziativa organizzata da alcune associazioni della Bovisa (Il Centro Culturale Multietnico “La Tenda” – di cui faccio parte - , l' Associazione "Luca Rossi" per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i popoli e "Bovisa verde" ) con lo scopo ancora una volta di favorire la convivenza tra cittadini italiani e Rom nel quartiere – malgrado “alleggerimento” dopo “alleggerimento” si faccia, a detta di molti, sempre più imminente lo sgombero “cieco” del campo Rom di via Bovisasca.

Domani sera, 1 aprile infatti, alle 21, presso la Biblioteca Dergano-Bovisa, in via Baldinucci 76 a Milano (tel. 02. 33220541), andrà in scena "Rom Cabaret" di e con Dijana Pavlovic, spettacolo di testi e musica popolare di artisti Rom tra passato presente e futuro. L'artista sarà accompagnata da un trio di musicisti formato da Marta Pistocchi, Davide Marzagallo e Jovica Jovic. La performance sarà inoltre anticipata alle 17 (nel giardino adiacente alla Biblioteca) da uno spettacolo di clownerie e giocoleria di Daniel Romila, uno dei primi allievi del celebre Miloud, l'artista francese che ha lavorato a lungo con i bambini di strada romeni.

La convivenza tra comunità diverse in un medesimo territorio – non solo possibile, ma anche auspicabile – passa anche attraverso l’incontro e la conoscenza delle reciproche culture, unica via per dissipare incomprensioni, pregiudizi, luoghi comuni, diffidenze di tutti i tipi.
Per questo motivo siete tutti invitate a partecipare e se lo volete anche a diffondere la notizia.

Qui sotto il pdf della locandina dell’iniziativa.



Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

sabato 29 marzo 2008

APPELLO URGENTE IN DIFESA DELLE ASSOCIAZIONI PER I DIRITTI UMANI IN COLOMBIA

Riporto qui sotto il testo di un importantissimo appello lanciato dagli amici Gennaro Carotenuto, Annalisa Melandri, Guido Piccoli (autore del fondamentale “Colombia il paese dell’eccesso”) e dalla giornalista Stella Spinelli di PeaceReporter, in difesa delle associazioni colombiane per i diritti umani, colpite negli ultimi giorni da una tremenda escalation di violenza da parte dei gruppi paramilitari del paese che, allo stato attuale, ha già causato la morte di 8 persone, il sequestro di altre due e minacce nei confronti di diverse decine di attivisti. L’invito ovviamente è a leggere l’appello (che ha già incassato il sostegno di moltissime personalità di spicco del mondo della cultura, dell’informazione e del volontariato), firmarlo e diffonderlo.


I sottoscritti sono estremamente preoccupati per l'immediato pericolo di vita nel quale versano centinaia di dirigenti di associazioni in difesa dei diritti umani colombiane che hanno organizzato la grande manifestazione contro il Terrorismo di Stato in Colombia dello scorso sei marzo, alla quale hanno preso parte attiva centinaia di associazioni della società civile colombiana e oltre 300.000 persone.
A seguito delle dichiarazioni del consigliere del presidente Ãlvaro Uribe, José Obdulio Gaviria, che ha bollato la manifestazione come organizzata dalle Farc, gli squadroni della morte del gruppo paramilitare che firma le proprie azioni come "Aguilas Negras" hanno assassinato in rapida sequenza quattro dirigenti sindacali e di Ong che avevano promosso la manifestazione, ne hanno sequestrati altri due, minacciato direttamente altri 40, mentre decine di altri versano in immediato pericolo di vita.
Ci uniamo pertanto al Movice (Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato) e a decine di altre sigle della società civile colombiana, nell'esigere le dimissioni di José Obdulio Gaviria, personaggio da più parti accusato di essere organico sia al paramilitarismo che al narcotraffico, ma che continua ad essere tra i più stretti collaboratori del presidente Álvaro Uribe.
Chiediamo inoltre ai governi dell'Unione Europea e al Parlamento Europeo, nonché ai governi latinoamericani, di effettuare urgenti pressioni sul governo colombiano perché difenda l'integrità fisica di tutte le persone sotto minaccia, individui e fermi gli autori dei quattro omicidi e degli altri crimini che si attribuiscono a gruppi paramilitari che il governo colombiano sostiene essere da tempo smobilitati.
Per adesioni inviare una mail a solidaridadmovice@gmail.com

Promotori:
Annalisa Melandri, traduttrice
Gennaro Carotenuto, storico, Università di Macerata
Guido Piccoli, scrittore, giornalista
Stella Spinelli, giornalista Peace Reporter
Primi firmatari:
Luigi Ciotti, sacerdote, Italia
Noam Chomsky, linguista, MIT, Stati Uniti
Gianni Minà , giornalista, Italia
Beppe Grillo, comico, Italia
Frei Betto, scrittore, Brasile
Marti­n Almada, premio Nobel Alternativo per la Pace 2002, Paraguay
Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo, Italia
Jose Lui­z Del Roio, Senatore, Italia/Brasile
Francesco Martone, Senatore, Italia
Meri Lao, musicista e scrittrice, Argentina/Italia
Hernando Calvo Ospina, giornalista Le Monde Diplomatique, Colombia/Francia
Ramon Mantovani, deputato Italia
Maurizio Matteuzzi, giornalista Il Manifesto, Italia
Raul Zibechi, giornalista, Uruguay
Maurizio Chierici, giornalista L'Unità , Italia
Meir Margalit, storico, Israele
Emanuele Giordana, giornalista
Luciano Scateni, giornalista, scrittore, Napoli
Antonio Vermigli, Rete Redié Resc, Italia
Santiago Alba Rico, scrittore, Spagna
Rocco Altieri direttore Quaderni Satyagraha, Italia
Mario Amorós, storico e giornalista, Spagna
Atilio Borón, filosofo, Argentina
Stella Calloni, scrittrice e giornalista, Argentina
Massimo Carlotto, scrittore, Italia
Mario Casasús, giornalista, Messico
James Cockroft, accademico e scrittore, Canada
Geraldina Colotti, giornalista il Manifesto
Marinella Correggia, scrittrice, Italia
Heinz Dieterich, sociologo, Germania/Messico
Carlos Fernández Liria, Universidad Complutense de Madrid
Jeff Halper, antropologo, Israele
Celia Hart Santamaria, giornalista, scrittrice, Cuba
Martin E. Iglesias giornalista, presidente Selvas.org
Gilberto Lopez y Rivas, antropologo, Messico
Loredana Macchietti, editore, Italia
Antonio Mazzeo, giornalista e saggista
Antonio Moscato, Universitò di Lecce
Harald Neuber, giornalista, Germania
James Petras, sociologo, Stati Uniti
Higinio Polo, giornalista, professore, Barcellona, Spagna
Bernardo Reyes, scrittore, poeta, Temuco, Cile
Francesco Romanetti, giornalista Il Mattino, Italia
Paolo Rossignoli, editore Edizioni Achab, Italia
Ursula Salwa, casa editrice Intra Moenia, Polonia
Pascual Serrano, giornalista Spagna
Gino Solito, direttore amministrativo Intra Moenia, Italia
Carlos Tena, giornalista, Spagna
Juan Torres Lopez, economista, Spagna
Ivonne Trías, scrittice e giornalista, Uruguay
Marco Tropea, editore, Italia
Pepe Viñoles, artista plastico e giornalista,Svezia/Uruguay
Attilio Wanderlingh, giornalista, editore, Napoli
Aldo Zanchetta presidente Fondazione Neno Zanchetta (Lucca)
Roberto Zanini, giornalista Il Manifesto
Anibal Quijano, professore, Perù - Usa
Maurizio Acerbo, deputato Italia
Enzo Apicella, vignettista, Italia
Daniel Viglietti, musicista, Uruguay
Angelo Stefanini, medico, professore universitario, Osservatorio salute globale, Italia

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

MANDIAMO I LEGHISTI AL CEPU!

Da qualche giorno tutte le vie attorno a casa mia sono tappezzate dal seguente manifesto della Lega Nord.

Rispetto al suo contenuto, direi che ogni commento è superfluo. Nessuno può scientemente pensare una boiata simile. Questa volta non riesco neanche a credere alla malafede di chi l’ha scritta. E' davvero troppo oltre la soglia del ridicolo. Sono basito. L’unica cosa che mi viene da pensare è come reagire, cosa fare. Ma non cosa fare contro i leghisti, ma per i leghisti. Dobbiamo fare qualcosa per loro. Dobbiamo aiutarli. Dobbiamo tirarli fuori – poveracci - da questo abisso di ignoranza. Davvero non può essere solo malefede.

Qualcosa forse lo possiamo fare. Per esempio potremmo recapitare un paio di quintali di bignami di storia alla sede centrale di via Brughiero, oppure potremmo chiedere di attivare corsi di recupero per gli estensori del manifesto presso i principali istituti di media superiore di Milano .
In fondo lo troveremo pure un qualche buon insegnante di storia che sia in grado di spiegare ai leghisti la differenza tra l’immigrazione e il colonialismo, tra i Padri Pellegrini e i rifugiati del Corno d’Africa, tra il Mayflower e le navi della speranza! Suvvia non perdiamo la speranza!

Altrimenti rimane sempre il Cepu…


p.s. Mi piacerebbe sapere, tra l’altro, quanti tra gli esponenti e gli elettori della Lega Nord hanno avuto parenti emigrati in Germania, Stati Uniti, Svizzera o Argentina e se questi hanno spinto gli autoctoni a vivere nelle riserve…

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

venerdì 28 marzo 2008

FASCISTI...ANCHE ALLA BOVISA


Con l'attitudine alla provocazione tipica di tanti personaggi dal passato e dal presente nero, ieri Daniela Santachè è venuta a farsi un po' di pubblicità al Campo Rom della Bovisa. Accolta da cartelli che intimavano ai fascisti di uscire dal campo l'onorevole (sic!) si è lasciata andare a qualche pacatissima dichiarazione: «Senza se e senza ma bisogna applicare le leggi dello stato e questo è un campo che va sgomberato al più presto. Questo è un territorio che va ridato ai milanesi». Ed ha proseguito scagliando i suoi strali contro il «finto buonismo che produce questa sottrazione agli italiani del proprio territorio da parte di gente che andrebbe cacciata a pedate nel sedere. Voglio tornare qui fra tre giorni e non vedere lo schifo che ho visto». Invito che deve aver sortito qualche effetto sull'amministrazione milanese, dal momento che stamattina ha avuto luogo un nuovo intervento di allegerimento simile a quello di settimana scorsa.
Nel sito della Santanchè poi si legge anche - ciliegina sulla torta - che per evitare queste situazioni è necessario rendere ancora più restrittiva la legge Bossi-Fini (ma le hanno detto che la Romania è entrata in Europa? O pensa forse di procedere a una revisione unilaterale del trattato di Schengen?)

In ogni caso qualcuno dovrebbe anche spiegare all'onorevole Santanchè che ben pochi milanesi desidererebbero la "restituzione" di un territorio contaminato con arsenico e metalli pesanti qual'è quello di via Bovisasca. E che, inoltre, se quel terreno è stato davvero sottratto ai cittadini della Bovisa, gli è stato sottratto più di trent'anni fa dalla Montecatini Edison che al momento di abbandonarlo decise - con l'assenso delle amministrazioni locali - di non bonificarlo, rendendolo inutilizzabile.
Ma tutto questo non interessa alla signora Santachè ne a La Destra che pure si riempie la bocca di "programmi sociali". Quello che importava era la passerella elettorale. Poi che cittadini della Bovisa e Rom imputridiscano pure in un campo contaminato.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

FASCISTI A SANTA CRUZ

La foto qui riportata è stata scattata lo scorso 1 dicembre in occasione di una manifestazione dell'UJC, la "Forza Nuova" cruceña, a Santa Cruz in Bolivia. A quanto si apprende da questo articolo della Razon, saranno proprio i giovani neonazisti dell'UJC a "vigilare" sullo svolgimento dell'incostituzionale referendum del prossimo 4 maggio, intorno all'incostituzionale Statuto Autonomico di Santa Cruz, bocciato sonoromente qualche settimana fa dalla Corte Elettorale boliviana. Come dire, una guardia bianca - che ricorda quelle che difendevano le proprietà dei latifondisti dell'Emilia Romagna durante il biennio rosso 1919-1920 - "vigilerà" sullo svolgimento di un plebiscito padronale, fatto pomposamente passare per atto di rivendicazione secolare della terre basse della Bolivia. E il dramma è che - a causa della propaganda asfissiante lanciata a tutte le ore del giorno dai media più o meno asserviti e/o legati a Marinkovic e soci - il consenso popolare nei confronti dell'autonomismo è sempre più alto.

Non amo fare la Cassandra, ma temo che seppur sia esagerato definire la Bolivia un paese sull'orlo della guerra civile, il paese andino attraversi una crisi che rischia di degenerare sempre più e che con buona probabilità ci riserverà delle poco piacevoli sorprese nelle prossime settimane.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Lima, l'ex dittatore peruviano Alberto Fujimori si addormenta nel corso del processo che lo vede imputato per gravi violazioni dei diritti umani.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

martedì 25 marzo 2008

L'ARGENTINA CHE NON VUOLE DIMENTICARE

Una decina d’anni fa’, nell’epilogo del suo bellissimo “A testa in giù”, Eduardo Galeano elencava tra i sogni-auspici per il nuovo millennio alle porte che «le pazze di Plaza de Mayo» potessero divenire presto «un esempio di salute mentale, poiche' si rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria».
Tante cose sono passate da quel lontano ’98, e il mondo di oggi, finalmente libero per molti versi dal Washington Consensus, è sicuramente meno ingiusto per i popoli al di sotto del Rio Bravo (o perlomeno del Canale di Panama) di una decina di anni fa’.
Anche se «le pazze» non sono ancora per tutti «un esempio di sanità mentale», se Videla e soci hanno ancora (tragicamente) troppi fan nel paese di Cortazar e Gardel, se le zone buie sono ancora tante, se la desaparición di Julio Lopez e lo pseudo-suicidio di Febres preoccupano e non poco, l’Argentina non è più il paese dell’”amnesia obbligatoria”.

E allora questo 24 marzo, caratterizzato da due lunghi cortei lungo le strade di Buenos Aires, con un po’ di bestiacce come Won Wernich ed Etchecolaz finalmente in carcere, non è lo stesso di sempre. Lontano da “obbedienze dovute” e “punti finali”, questo 24 marzo si colora un po’ più di speranza.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

venerdì 21 marzo 2008

ROM, IL CORRIERE DELLA SERA FA PALESE E IRRESPONSABILE DISINFORMAZIONE

Lettera aperta pubblicata su "Il Manifesto" (edizione milanese) di oggi, 20 marzo 2008.


Nell’edizione di ieri, giovedì 20 marzo, sezione Cronaca di Milano, il Corriere della Sera sceglie deliberatamente e spudoratamente di fare disinformazione relativamente allo sgombero (in realtà “allegerimento” ) del campo Rom di via Bovisasca, andato in scena l'altro ieri mattina (19 marzo) alle prime luci dell’alba.
Nell’imbarazzante articolo, a firma Andrea Galli, si scrive testualmente che: «i residenti della Bovisa, preparatisi dall'alba alla massiccia offensiva, tornano a casa mogi mogi»


Chi scrive - insieme ad altri cittadini del quartiere – era presente e può testimoniare che durante le varie fasi dello sgombero (che sgombero fortunatamente non è stato) non era presente pressoché nessun residente del quartiere favorevole alla rimozione del campo. Erano invece presenti – questo sì – diversi degli abitanti della Bovisa riunitisi responsabilmente la sera prima presso la biblioteca della zona, per trovare soluzioni partecipate e sostenibili al problema della presenza di centinaia di cittadini Rom su un territorio da oltre trent’anni altamente contaminato.

Andrea Galli per motivi non dichiarati – ma facilmente intuibili – decide di travisare completamente la realtà, inventando di sana piana fatti mai avvenuti. Inoltre si concede il vezzo di infiorettare sulla dolorosa vicenda, ricamando intorno ad un vecchietto (di cui si tace ovviamente il nome e del quale non è pertanto assolutamente dimostrabile l’esistenza) che sarebbe stato platealmente disgustato dal “finto sgombero” – per chi volesse un saggio delle indiscutibili doti affubulatorie del cronista del Corriere, è possibile leggere l’articolo a questo link.

Per chi scrive non è difficile individuare a che gioco stiano giocando il Corriere e il suo cronista Andrea Galli. E’indubitabile che il “prodotto” Rom=cattivo/minaccia alla sicurezza sia, allo stato attuale, infinitamente più vendibile e commerciabile dell’eventualità (auspicabile) di una pacifica convivenza tra cittadini Rom e cittadini italiani. Galli e il Corriere, consci di questa tristissima ma innegabile verità, scelgono di puntare sul cavallo vincente anche a costo di violentare la realtà dei fatti, anche a costo di inventare di sana pianta cose mai avvenute, anche a costo di mentire sapendo di mentire. E’ il loro il comportamento più riprovevole per un giornalista – un comportamento che dovrebbe causare ipso facto la radiazione dall’ordine dei giornalisti – ma è anche un comportamento che, in termini biecamente commerciali – paga e molto. A Galli e al Corriere non importa se così facendo si ingenerano spirali d’odio, si incita la gente allo scontro razziale, si tirano fuori a persone – forse altrimenti pacifiche – rancori, invidie, gelosie, in un corsa autodistruttiva verso il peggio. A Galli e al Corriere non importa nella misura in cui esasperare i toni equivale a vendere più copie. E’ il loro un comportamento che, da un punto di vista etico, merita solo disprezzo e riprovazione.

Se esiste come purtroppo esiste anche una Bovisa diffidente, non aperta al dialogo, paurosa – che si oppone alla Bovisa democratica, accogliente, antirazzista che rappresenta invece la bella novità di questi giorni – questa si è limitata solo alle raccolte di firme, alle petizioni e forse ora anche alle lettere di protesta ai giornali. Ma è rimasta al chiuso delle proprie case, non ha avuto - come difficilmente ha, pervasa di egoismo e individualismo com’è - il coraggio di manifestare apertamente le propri (fragili) idee. E pertanto ieri mattina, non era presente quando le ruspe entravano nella baraccopoli di Via Bovisasca. E’ rimasta passiva e marginale, mentre prevaleva – fortunatamente – l’altro lato, accogliente e solidale, dell’ex quartiere operaio della periferia Nord di Milano.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

giovedì 20 marzo 2008

MIRACOLO ALLA BOVISA: I CITTADINI DEL QUARTIERE SI MOBILITANO PER (E NON CONTRO) I ROM

Esiste un vecchio adagio sul mondo del giornalismo che dice che “se un cane morde un uomo non fa notizia, ma se un uomo morde un cane allora fa notizia”. Se questo vecchio proverbio fosse ancora valido, probabilmente tutti i giornali avrebbero dedicato amplissimo spazio a ciò che è successo l’altro ieri sera (martedì 18 marzo) alla Bovisa, storico quartiere della periferia Nord di Milano, alle spalle una lunga tradizione operaia, oggi polo universitario in ascesa.Quasi duecento cittadini infatti si sono ritrovati presso la biblioteca di zona per discutere delle questioni legate alla presenza nel territorio del quartiere di un’immensa baraccopoli abitata da diverse centinaia di Rom, sorta negli ultimi mesi in una zona abbandonata di via Bovisasca, in conseguenza degli sgomberi di altri insediamenti. Ma non già per esprimere razzistico rifiuto, redigere lunghi cahiers de doleances, ripetere stantii “non a casa mia”, inanellare luoghi comuni, pregiudizi, fanfaronate leghisteggianti. Ma per discutere civilmente, pacificamente, responsabilmente su quali soluzioni trovare al degrado del quartiere e alla convivenza con i cittadini Rom presenti nel campo a pochi isolati da lì.

L’assemblea era stata promossa da tre associazioni del quartiere: Bovisa Verde, l’Associazione “Luca Rossi” per l’educazione alla pace e all’amicizia tra i popoli e il Centro Culturale Multietnico “La Tenda” (di cui chi scrive fa parte); ma contava anche sull’adesione e la partecipazione di alcune realtà cattoliche e laiche che operano direttamente nel campo Rom per alleviare il disagio abitativo delle persone ivi residenti (la Caritas, i Padri Somaschi e il Naga). In particolare due operatori, rispettivamente della Caritas e dei Padri Somaschi - Sr Claudia Biondi e Valerio Pedroni - erano stati invitati in veste di esperti per approfondire alcune tematiche legate alla presenza dei Rom sul territorio cittadino e per fugare tanti luoghi comuni ed equivoci sulle popolazioni sinti. Inoltre, cosa tanto rara quanto auspicabile in queste situazioni, erano presenti all’incontro anche diversi Rom abitanti del campo in questione.


Ciò che ne è venuto fuori è stato un dibattito eccellente, in cui tutta la zona si è trovata d’accordo su almeno due punti. Innanzittutto il rifiuto dell’equazione Rom=degrado. La presenza dei Rom, stanziatisi su un ex-area industriale dismessa, fortemente contaminata a causa dei residui chimici lasciativi trent’anni fa dall’azienda un tempo proprietaria del terreno, non rappresenta affatto – per i partecipanti all’assemblea - un fattore di degrado, quanto eventualmente il catalizzatore di un degrado decennale che non si è mai voluto affrontare.
In secondo luogo il rifiuto netto della politica degli sgomberi ciechi – tanto amata e tanto strumentalizzata (specie in campagna elettorale) da alcuni forze politiche – ed invece la richiesta di una soluzione condivisa e partecipata al problema abitativo dei Rom. Di qui la proposta di un tavolo interistituzionale per risolvere la questione in maniera non emergenziale e non semplicemente “spostando il problema” in qualche altra area della città come in Lombardia si fa ormai da anni. Ed anche la ferma volontà dei cittadini del quartiere di rilanciare una grande campagna di bonifica e di riqualificazione delle tante aree ex-industriali dismesse, presenti sul territorio..

Il campo su cui sorge l’insediamento infatti apparteneva un tempo alla Montecatini-Edison che, nell’abbandonarlo circa trent’anni fa’, non procedette mai alla necessaria bonifica, lasciando così il terreno intriso di sostanze nocive (metalli pesanti, oli minerali, arsenico…). Sostanze nocive che gli abitanti del quartiere si trovano a respirare da ormai tre decenni, ma che negli ultimi tempi sono costretti a respirare – in ben più grande concentrazione – anche gli abitanti del campo Rom, stanziato proprio sul terreno contaminato. Campo Rom, al quale oltretutto vengono negati anche i più basilari servizi: la disponibilità di acqua, di elettricità, il ritiro delle immondizie. Circostanze a cui gli abitanti del campo si trovano a far fronte come possono, provocando purtroppo soventi incomprensioni con alcuni residenti. L’ovvia ed elementare pratica igienica di bruciare le immondizie per tenere lontani i topi o di accendere fuochi per riscaldarsi vengono viste da taluni –ignari del livello pregresso di inquinamento della zona – come elementi di ulteriore degrado del quartiere.
A ciò si aggiunge lo sciacallaggio dei molti che utilizzano da anni impunemente la zona come discarica abusiva e che seguitano tuttora a rovesciare rifiuti e macerie nell’area della baraccopoli – rifiuti che vengono poi ovviamente ingenerosamente addebitati alla comunità Rom.

Di fronte a tutto questo gli abitanti del quartiere hanno preso la decisione responsabile di impegnarsi in prima persona per la soluzione di tutti i problemi sul tappeto. E molti di essi infatti erano presenti anche ieri mattina nei pressi della baraccopoli quando, verso le 7, sono arrivate le ruspe dei vigili per dar il via ad un’operazione di “alleggerimento” del campo. Non propriamente uno sgombero, ma piuttosto un restringimento del suolo occupato dalle baracche dei Rom, che sono state spostate – senza demolirne alcuna e con la collaborazione degli stessi Rom - ad un’estremità del campo, in posizione meno appariscente. Insomma un’operazione di immagine che ha lasciato completamente inalterato il problema.

Nel frattempo i cittadini del quartiere chiedono che, in attesa di uno sgombero che seppur differito – a quanto pare per l’opposizione del prefetto – rimane imminente, si proceda perlomeno ai più elementari interventi umanitari, come l’erogazione di acqua, l’installazione di servizi igienici e l’attivazione di un servizio di raccolta rifiuti. Ma soprattutto auspicano che venga scongiurata l’ipotesi di una qualche indecorosa soluzione-tampone che veda - come in passato - lo smembramento dei nuclei familiari Rom, con l’offerta di sistemazioni provvisorie a donne e bambini e l’abbandono a se stessi dei capifamiglia.

Quel che è certo è che di fronte a questa straordinaria mobilitazione, a questo interessamento e coinvolgimento di una fetta importante degli abitanti della Bovisa, sfuma lontano l’eco delle polemiche spesso rissose montate ad hoc da leaderini politici razzisti e da media interessati e non certo imparziali. Anche le rimostranze, le raccolte di firme, le petizioni che pure ci sono state marginalmente nel quartiere nelle settimane scorse – ad opera di persone poco avvezze al dialogo ed al confronto - finiscono nell’angolo, nel dimenticatoio, si perdono nel chiacchericcio confuso, in quel calderone di luoghi comuni, di pregiudizi, di incomprensioni, in cui pesca chi rimesta nel torbido e cerca di cavalcare – strumentalmente ed irresponsabilmente – paure e diffidenze tanto ataviche quanto pericolose.

-------------------------------------------------------------------------------------------------

Riportiamo qui il comunicato-stampa rilasciato ieri dalle Associazioni organizzatrici.


La Bovisa e i Rom: prove di convivenza


Questa mattina Vigili Urbani accompagnati da ruspe e camion si sono presentati al campo occupato da famiglie Rom in via Bovisasca per un’operazione definita di “alleggerimento e messa in sicurezza dell’area”. Un’operazione che ha spostato una parte delle baracche dei Rom all’altro lato del campo – lasciando sostanzialmente invariata la situazione esistente.
Ma la notizia è un’altra. È l’assemblea che ieri sera si è svolta alla Biblioteca Bovisa-Dergano, a poche centinaia di metri dall’insediamento in questione.

Partecipata, preoccupata ma civile.
Così è stata l'assemblea, che ha visto raccolti circa 150 abitanti del quartiere Bovisa, periferia nord di Milano, per discutere del degrado del quartiere e della convivenza con la comunità Rom che si è insediata su un terreno dismesso ma pesantemente inquinato.
Il momento di confronto, indetto da tre associazioni di quartiere (Associazione "Luca Rossi" per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i popoli, Bovisa verde e Centro Culturale Multietnico "La Tenda") ha visto partecipare molte realtà presenti localmente.
A cominciare dai gruppi cattolici direttamente impegnati nel campo Rom (Valerio Pedroni per i padri Somaschi e sr. Claudia Biondi della Caritas), passando per scrittori, architetti, insegnanti, iscritti a partiti o gruppi politici, esponenti di comitati locali (Bovisa anti degrado), consiglieri di zona, comunali e provinciali. Ma anche un sacco di cittadini qualsiasi. E per finire un gruppo di rappresentanti della comunità Rom al centro dell'incontro, cosa che raramente si vede in queste occasioni.
La discussione, ampia e approfondita, si è soffermata in particolar modo sulla consapevolezza del doppio problema che tale situazione comporta. La presenza di un importante baraccopoli (abitata da parecchie centinaia di persone), che da sola sarebbe in grado di mettere in crisi qualsiasi comunità urbana, e la sfortuinata scelta, fatta dalle famiglie Rom, del terreno su cui insediarsi (probabilmente uno dei più pesantemente inquinati della zona) che rende estremamente pericolosa (prima di tutto per loro stessi) la permanenza.

La soluzione, secondo gli intervenuti, è molto distante dalla politica degli sgomberi ciechi (particolarmente richiesti in periodo pre-elettorale) e passa attraverso un coinvolgimento sinergico di tutte le realtà coinvolte: politiche, amministrative, di volontariato, culturali e associative, anche locali. La drammaticità delle condizioni del campo rendono urgente un intervento. Ma, data la complessità del problema, è impensabile che tale soluzione possa essere rappresentata da una stretta repressiva, magari sostenuta da realtà che rifiutano il dialogo e sfruttano strumentalmente il disagio dei residenti.
L’incontro si è chiuso con l’invito, da parte della biblioteca, ad approfondire la conoscenza della cultura Rom attraverso lo spettacolo “Rom cabaret” di Dijana Pavlovic, che verrà presto messo in scena presso la stessa biblioteca.
Solo la preoccupazione dell’imminente sgombero dell’area (che i più informati già prevedevano come “dimostrativo”) turbava il clima di responsabile collaborazione. La presenza di alcune cittadine e cittadini questa mattina al momento dell’operazione di “alleggerimento” è invece servita anche ad “alleggerire” una possibile tensione tra i Rom e il quartiere – e l’impegno ad un comune lavoro per meglio affrontare questa “strana“ convivenza.

Associazione "Luca Rossi" per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i popoli
Bovisa verde
Centro Culturale Multietnico "La Tenda"


Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

lunedì 17 marzo 2008

LA TORTURA E' UN ABUSO D'UFFICIO

Anche se i telegiornali ne hanno parlato qualche giorno fa’ con toni altisonanti ("ben 76 anni di carcere…"), i 76 anni complessivi richiesti dalla pubblica accusa per gli agenti di polizia coinvolti nelle violenze del lager di Bolzaneto durante i giorni del G8 di Genova sono meno che nulla. 76 diviso 45 (il numero degli agenti coinvolti) fa 1,7 , il che significa che la condanna media richiesta è di 1,7 anni. Inoltre, come avviene di solito, le richieste presentate dall’accusa verranno poi con buona probabilità ridimensionate dalla sentenza. Pressoché nessuno quindi farà un giorno in galera, dacchè tutte le condanne fino a 3 anni sono indultabili.
E nessuna macchia lederà la carriera di tanti begli uomini per tutte le stagioni, come il buon de Gennaro, riciclatosi da poliziotto sanguinario a spazzino di lusso.


Una ragione a quest’infamia in ogni caso c’è, eccome. I reati contestati – nonostante Bolzaneto nei giorni del G8 sia stata con tutta evidenza un centro di tortura – parlano praticamente solo di abuso d’ufficio e in rari casi di violenza privata.
Dacchè ne consegue che in Italia la tortura è un abuso d’ufficio. Esattamente come utilizzare l’auto d’ordinanza con la sirena anche fuori dagli orari di lavoro o evitare un coda grazie al distintivo. Tutto questo, checchè ne dicano nuovi e vecchi politicanti e scribacchini di corte, rende l’Italia la versione post-moderna di una Repubblica delle banane.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

sabato 15 marzo 2008

TIBET: VERSO UNA NUOVA "PIAZZA DELLE TRE CULTURE"?

Esattamente come fece quarant’anni fa, alla vigilia dei Giochi Olimpici di Città del Messico, il sanguinario governo di Diaz Ordaz con la violenta repressione di Piazza delle Tre Culture, così il governo cinese ha deciso oggi di fare un po’ di pulizia preventiva, reprimendo nel sangue le proteste tibetane – forte tra l’altro della recentissima decisione del governo statunitense di escludere il paese asiatico dal novero degli stati che, nel mondo, ledono i diritti umani. Ma in ogni caso gli sportivi non si preoccupino: come non vennero boicottate le Olimpiadi di Berlino ’36, né quelle messicane del ’68 e neppure i mondiali del ’78 nell’Argentina dilaniata da Videla & soci, così niente e nessuno fermerà il carrozzone di Pechino 2008 e i suoi molteplici giri d’affari. Lo spettacolo deve continuare. Anche se gronda sangue.

Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie

MA... LA RESPONSABILITA' DEL DEGRADO E' DEI ROM???

Da qualche mese ormai, nel quartiere in cui vivo a Milano, la Bovisa, si è insediato un piccolo campo Rom in un ex-area industriale dismessa. Si tratta di un’ area da tempo contaminata - a causa dei residui chimici lasciati dal suo passato industriale e dall’abbattimento di tanti edifici circostanti - e mai bonificata. Da giorni si parla di un possibile sgombero, giustificato dalla nocività dell’area in questione, ma alimentato soprattutto dalle solite campagne di propaganda anti-Rom a cui purtroppo, in particolare gli abitanti della Lombardia, sono ormai più che abituati. Soprattutto si tratterà di uno sgombero che concorrerà solo a spostare il problema in un’altra area della città, senza proporre una soluzione duratura ed efficace al problema abitativo dei Rom.

Per questo l’associazione La Tenda (di cui faccio parte) insieme ad altre realtà di base della zona ha organizzato una controcampagna di sensibilizzazione che sfocerà in una grande assemblea pubblica il prossimo martedì. Lascio così la parola al manifesto dell’iniziativa, che trovate qui sotto. Se ritenete la cosa degna di considerazione (e spero sia così), siete caldamente invitati a partecipare e a diffondere la comunicazione quanto più possibile.

-----------------------------------------------------------------------------------------------

MA… LA RESPONSABILITÀ DEL

DEGRADO È DEI ROM ???



Nelle ultime settimane diversi quotidiani, ma anche volantini distribuiti in quartiere, hanno descritto la situazione della baraccopoli sorta presso la Stazione Nord, parlando di rischio di sicurezza, di paure, di aggressioni presunte e - soprattutto - di un aumento del degrado del quartiere a causa dell’inquinamento … prodotto dai Rom!

La zona dove si sono stabilite le famiglie Rom è quella a suo tempo occupata dalle fabbriche chimiche della Montecatini Edison: un terreno dismesso da oltre 30 anni senza che sia mai stata fatta alcuna bonifica e che, anche con gli abbattimenti degli edifici preesistenti, ha rilasciato sul terreno residui chimici (metalli pesanti, oli minerali, arsenico), estremamente nocivi.
I pericoli di quest’area sono reali e lo sono, in primo luogo, per le famiglie Rom, che rischiano gravi danni alla salute.
Ma, come diceva una donna citata su un quotidiano in questi giorni, i Rom “da qualche parte dovranno pur andare”. La politica attuata da tutti i Comuni fatta di sgomberi senza soluzione, non ha prodotto alcun risultato ma solamente uno spostamento del “problema” da quartiere a quartiere, da città a città.

E’ necessario affrontare con tempestività la situazione che si è creata nel campo della Bovisa, perché l’ennesimo sgombero senza offrire delle alternative è inaccettabile.
Ma è arrivato anche il momento di affrontare seriamente una politica abitativa che dia risposte effettive a chi ha bisogno di alloggi : dai cittadini milanesi, agli studenti fuori sede (che proprio in questo quartiere sono costretti ad affitti intollerabili), ai cittadini stranieri che abitano la nostra città, Rom compresi.
Chiediamo alle istituzioni – Regione, Provincia e Comune, - che costituiscano al più presto un tavolo inter-istituzionale insieme alle associazioni che lavorano con i Rom, per gestire l’emergenza del campo della Bovisa ed effettuare subito i doverosi interventi umanitari.

Lo richiede la civiltà di questo quartiere e dei suoi abitanti, che aspettano da sempre sostanziali interventi che migliorino davvero l’ambiente e la vita.


MARTEDI 18 MARZO 2008 - ORE 21

presso

BIBLIOTECA RIONALE DERGANO - BOVISA

Via Baldinucci, 76 Milano – tel. 0233220541


Le associazioni di quartiere invitano ad un incontro pubblico per discutere su questi temi e riflettere su una realtà, come quella del mondo Rom, sconosciuta e giudicata, spesso, solo attraverso pregiudizi e stereotipi.


Associazione ‘Luca Rossi’ per l’educazione alla pace e all’amicizia tra i popoli - Bovisa verde - Centro Culturale Multietnico ‘La Tenda’

Ricerca Google

Google