domenica 28 ottobre 2007

BOLIVIA: DOPPIO ATTENTATO A SANTA CRUZ DELLA SIERRA.

La notizia è di qualche giorno fa, ma purtroppo ne vengo a conoscenza solo ora. Nella notte tra domenica e lunedì scorso, 22 ottobre, due bombe sono esplose a Santa Cruz della Sierra, seconda città della Bolivia e capitale dell’opposizione oligarchica, separatista e filo-razzista al governo di Evo Morales.
Più che simbolici i luoghi colpiti (fortunamente senza danni alle persone): il consolato venezeuelano della città e una casa abitata da alcuni medici cubani impegnati in un progetto di cooperazione nell’ambito dell’ALBA (Alternativa Bolivariana para las Américas).
Non è difficile pensare a chi possa esserci dietro a questi due attentati o chi, se non autore materiale, possa averli in qualche modo ispirati. Santa Cruz è infatti da sempre la patria della destra “bianca” del paese, violentemente razzista nei confronti degli andini e dei movimenti indigeni che hanno portato al potere Evo Morales. Da mesi guida una fronda anti-Morales che mira a far naufragare l’ambizioso progetto della costituente impiantata a Sucre e a far prevalere un progetto separatista che punta a rendere autonome ed indipendenti le ricche e fertili zone dell’Oriente boliviano dal resto del paese andino. Insomma una vera azione di sabotaggio volta ad impedire ogni reale processo di cambiamento nel paese sudaericano, scongiurando politiche di redistribuzione, riforma agraria ed ogni altro provvedimento che possa mettere in forse decennali privilegi.

Si spera che l’avvenimento sia un fatto isolato anche se è difficile crederlo, dal momento che sembra inscriversi in una strategia plurale di innalzamento della tensione nei confronti del governo di Evo Morales (e visti gli obbiettivi colpiti, anche della sua politica estera). Strategia di cui citiamo in questa sede perlomeno altri due episodi salienti degli ultimi tempi: il violento sabotaggio messa in atto recentemente dall’organizzazione neofascista di Santa Cruz, Union Juvenil Cruceñista dell’Assemblea Costituente a Sucre e la scoperta da parte delle autorità di un pampleth redatto da ignoti oppositori contenente un Plan para tumbar el Indio de mierda [Piano per far cadere l’indio di merda] sul quale ogni commento è superfluo.

Alcuni analisti attribuiscono l’attentato al consolato venezuelano ad alcune inopportune dichiarazioni del presidente Chavez che aveva affermato qualche giorno prima che, in caso di golpe o rovesciamento di Evo Morales, il Venezuela sarebbe stato pronto a “vietnamizzare la Bolivia”. Giustificazioni puerili, dal momento che da tempo si conosce la pericolosità dell’opposizione secessionista contro il governo di Evo Morales e la forza contundente di alcune sue frange paramilitari (come la già citata Union Juvenil Cruceñista).
L’auspicio è che la fragile primavera boliviana possa non interrompersi per l’ennesima cospirazione proveniente da Santa Cruz e continuare nel suo cammino di giustizia sociale.

Oggi in ogni caso – lo ricordo a chi non ne fosse informato – Evo Morales sarà a Rimini per ritirare un premio assegnatogli dalla Fondazione Pio Manzù e domani incontrerà a Roma il presidente del consiglio italiano Romano Prodi.

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