L’edizione domenicale del sempre ottimo Pagina/12 è tornata a “colpire”, esattamente come negli anni ’90, quando i suoi reportages smascheravano le trame e il malaffare degli ambienti menemisti. Il quotidiano argentino lo scorso 27 gennaio
ha infatti rivelato che il contrammiraglio Roberto Pertusio, agli arresti domiciliari dal 2006 per sequestri, torture e omicidi durante gli anni della dittatura, figura ancora come consigliere del
Centro Estudios Estrategicos de la Armada (uno degli organismi che ai tempi di Videla operava nel famigerato edificio dell’ESMA, ora Museo della Memoria). Il sito web dello stesso
Centro lo indicherebbe tuttora come membro permanente.
E non finisce qui: secondo il quotidiano argentino il prefetto Hèctor Febres, già condannato per violazioni dei diritti umani e morto lo scorso dicembre in circostanze ancora non chiare - per avvelenamento - nella lussuosa prigione del Destacamento Delta, avrebbe goduto di uno strano privilegio per un carcerato: quello di poter trascorrere, per tre anni di seguito, le vacanze assieme alla famiglia, nella base navale di Azul. Tale privilegio avrebbe avuto con tutta evidenza l’obbiettivo di convincerlo a non parlare: lo stesso Febres infatti aveva più volte mostrato l’intenzione di fare i nomi degli altri ufficiali coinvolti nelle violazioni dei diritti umani ai tempi della dittatura, in modo da non dover essere l’”agnello sacrificale” che garantisse l’impunità a tutti gli altri militari colpevoli di crimini contro l’umanità. Un’intenzione che probabilmente gli è costata la vita.
La ministra della Difesa Nilda Garrè - riconfermata di recente dal nuovo governo di Cristina Fernandez - ha immediatamente ordinato all’ammiraglio Jorge Godoy di destituire e cacciare dalla Marina il contrammiraglio Roberto Pertusio, e di preparare inoltre un informe sulle altre denunce di Pagina/12. Godoy ha immediatamente rimosso Pertusio ma ha tuttavia negato ogni responsabilità nei trattamenti di favore concessi a Febres.
In questo clima s’inserisce anche un episodio dell’ultim’ora: a seguito di una chiamata anonima è stato completamente evacuato per un allarme bomba il Ministero della Difesa a Buenos Aires. Gli artificieri, a quanto si apprende, stanno ancora perlustrando l’edificio alla ricerca di eventuali esplosivi. Si spera che l’episodio non sia in alcun modo collegato con le vicende che hanno interessato la Marina negli ultimi giorni – va segnalato che un allarme simile, fortunatamente senza fondamento, si era registrato anche lo scorso settembre.
Insomma Malgrado i molti passi avanti ed il corposo lavoro di diverse procure argentine – a quasi un anno e mezzo di distanza dalla desaparición di Julio Lopez – le crescenti difficoltà ed insidie che la lotta per la fine dell’impunità e la piena giustizia rispetto agli orrori della dittatura sembra incontrare sul suo cammino non possono che destare grande preoccupazione.
Ti piace questo post? Votalo su OkNotizie
2 commenti:
hai ragione Francesco,in Argentina ormai c'è da domandarsi quanto reale sia stato il passaggio alla democrazia.probabilmente siamo ancora in una fare intermedia, in una sorta di ibrido tra urne aperte e caserme regnanti.
ogni lumicino di speranza che si accende faticosamente viene spazzato via non da un soffio ma da un uragano,accanto alla riapertura dei processi si osservano morti oscure, desapareciones,omertà.
Roberto, rispetto alle vicende argentine credo di essere ottimista e pessimista allo stesso tempo. E spiego perchè: le vicende di Julio Lopez, Luis Gerez, Hector Febres ecc... mi sembrano purtroppo il tragico prezzo pagato per la "politica dei diritti umani" che, coraggiosamente, la gestione Kirchener ha deciso di mettere in atto. Paradossalmente in un paese come il Cile queste cose non sono avvenute e non avvengono perchè lì nessuno si è mai messo in testa di mettere in discussione il potere che gli eredi del pinochettismo ancora hanno - oltre che le leggi che il governo di Pinochet ha lasciato. Quindi rispetto al nuovo corso argentino mi sento da una parte ottimista (perchè vedo che l'impegno a fare i conti con il passato c'è) e dall'altra pessimista (perchè purtroppo le difficolta, le insidie, le zone d'ombra sono ancora tantissime).
Credo comunque che ci vorranno ancora tanti anni per rimarginare (se è possibile) una ferita come quella del genocidio di Videla e soci.
Posta un commento