CASO BREGANTINI - SE LA 'NDRANGHETA E' PIU' FORTE DELLA CHIESA

Alla luce di questa consuetudine è oggettivamente difficile considerare in una prospettiva diversa da quella della rimozione, l’insperata “promozione” del vescovo di Locri Giancarlo Bregantini alla carica di arcivescovo metropolita di Campobasso (che tra l’altro è dubbia anche come promozione, dato che l’arcidiocesi di Campobasso, per quanto più prestigiosa, ha un bacino di fedeli più piccolo di quella di Locri).
Ma quandanche si volesse trovare una spiegazione differente dall’”amoveatur” – per esempio un desiderio di protezione nei confronti di un personaggio nel mirino delle organizzazioni malavitose – non si può non porsi il problema dei valori simbolici che una tale decisione reca con sè. Non si può cioè non farsi prendere dal sospetto di un cedimento alla logica ricattatoria della mafia, al gioco al rialzo proprio delle cosche.
fatto distribuire in tutte le parrocchie della diocesi una lista con i nomi dei 263 morti degli ultimi dieci anni. Quindi un libro di preghiere in sfida alla mafia. Ed aveva cominciato, senza mai tirarsi indietro, a tuonare contro gli orrori della ‘ndrangheta e soprattutto - cosa non da poco in certi contesti – a chiamarla con il suo nome. Era arrivato addirittura a chiedere la scomunica per i malavitosi – ma
Non lo aveva spaventato neppure l’escalation degli ultimi tempi, l’omicidio Fortugno e il clima di patente impunità e di trasversale collusione. Forse sull’esempio di Libera di Don Ciotti, Bregantini aveva fondato
Ma anche in quel caso il coraggioso vescovo di origine trentina non si era tirato indietro ed anzi aveva rincarato la dose contro la criminalità organizzata della regione del Sud italia.
Le associazioni contro la mafia, prima fra tutte “Ammazzateci tutti”, l’associazione che fa a capo ai ragazzi di Locri, l’avevano scelto come guida spirituale e voce autorevole nella lotta alla malavita.
Rumores di un suo trasferimento si erano già avuti in passato, ma erano sembrati privi di fondamento. Fino a che, fulmine a ciel sereno, non è arrivata la notizia del “prestigioso” trasferimento.
Soprattutto viene da chiedersi quale sia il segnale che una tale decisione possa lanciare in una terra straziata dal cancro di una malavita annidata in tutti i gangli della vita pubblica. Una terra che vive una crisi politica quasi irreversibile, dominata da trasformismo e da clientelarismo diffusi e che ha più o meno tacitamente e consapevolmente fatto propria la prospettiva “lunardiana” del convivere con la mafia.
In mezzo a tutto questo, la voce di Bregantini era una voce forte che non si accontentava dei borbottii e delle condanne di circostanza dei più. Forse era l’unica voce autorevole nella chiesa che avesse fatto davvero proprio il duro monito lanciato a Palermo contro i mafiosi da Giovanni Paolo II, quasi quindici anni fa, al grido “Convertitevi”.
dall’intervento di Ruini & soci, la voce di Brigantini appariva come una voce difforme e progressista. Pur senza mai esasperare i toni, l’ormai ex-vescovo della Locride si era aperto al dialogo con le realtà critiche nei confronti della Chiesa, aveva preso posizioni esplicite contro la guerra in Iraq ed aveva addirittura firmato, anni fa’, un documento di Pax Christi che chiedeva la smilitarizzazione dei cappellani militari – un po’ come sosteneva Don Lorenzo Milani ormai quarant’anni fa. Inoltre Bregantini aveva più volte affermato che
Articolo scritto per la rivista on-line Fusi Orari.
1 commento:
Complimenti, bell'articolo.
Purtroppo la risposta alla domanda "a chi giova tutto questo?" è assai inquitante... penso che tutti lo immaginino, ma nessuno nella "sala dei bottoni" del clero sarebbe pronto a dare una risposta convincente...
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