lunedì 24 dicembre 2007

NIGERIA, PFIZER SOTTO ACCUSA PER ESPERIMENTI SUI BAMBINI

Continuano ad essere tutt’altro che idilliaci i rapporti tra le multinazionali occidentali e la Nigeria. Se da anni – dai tempi dell’uccisione di Ken Saro-Wiwa - imprese estrattrici come la Shell o la nostra Eni sono sul banco degli imputati per la loro politica poco trasparente rispetto ai diritti umani e alle questioni ambientali e se è di pochi giorni fa’ la notizia di un’accusa di corruzione miliardaria rivolta alla Siemens, un’altra vicenda dai contorni assolutamente sinistri rischia di passare sotto silenzio sui nostri media, dopo un qualche interesse iniziale. Si tratta del processo intentato da un tribunale dello stato di Kano, nei confronti della Pfizer, grande corporation americana del farmaco, accusata di aver utilizzato circa 200 bambini nigeriani come cavia, per la sperimentazione di propri farmaci.


La vicenda risale al 1996. Allora nel paese centrafricano scoppiò una gigantesca epidemia di meningite (ed in subordine altri gravi focolai di colera e morbillo). La Pfizer si recò volontariamente in Nigeria per assistere i bambini ammalati, nel quadro di un programma di emergenza lanciato dall’Oms. Tuttavia secondo le carte depositate dall’accusa il suo intervento non si limitò alla sola assistenza dei contagiati. La multinazionale avrebbe infatti selezionato 200 bambini e li avrebbe ospitati in apposite strutture alle quali potevano accedere solo i suoi dipendenti. Quindi li avrebbe suddivisi in due gruppi di 99 e 101 unità, somministrando ai primi un alto dosaggio di Trovan ed ai secondi un basso dosaggio di Ceftriaxone, ambedue farmaci allora in sperimentazione. Queste attività “altamente segrete” sarebbero state, secondo l’accusa, il vero movente dell’intervento della Pfizer in Nigeria e sarebbero alla base del decesso di 11 dei 200 bambini e dei danni permanenti (malformazioni, cecità, paralisi) subiti da gran parte degli altri.

Ora il tribunale di Kano chiede alla Pfizer un indennizzo di 2,7 miliardi di dollari, all’interno dei quali rientrano 25 milioni di dollari come rimborso per le spese sostenute dallo stato nigeriano per curare i bambini usati come cavia, 350 milioni di dollari per le spese in aiuto alle vittime e ulteriori 200 milioni per sradicare i pregiudizi che l’episodio ha causato tra la popolazione del paese. Proprio questa vicenda è infatti alla base del fallimento di alcune campagne di vaccinazione contro la poliomielite promosse dall’Oms negli ultimi anni – fenomeno tutt’altro che trascurabile se si considera che la Nigeria è il paese con la percentuale più alta di abitanti affetti da poliomielite di tutto il mondo. Va peraltro ricordato che il Trovan, uno dei due medicinali somministrati è bandito dalla Comunità europea e viene considerato pericoloso addirittura dalla stessa Food and Drug Amministration americana per la sua alta tossicità epatica e, pertanto, non somministrabile ai bambini.

Di fronte a queste pesantissime accuse la strategia di difesa scelta dalla multinazionale appare straordinariamente debole. La corporation continua a sostenere da una parte che i decessi sarebbero stati causati dalla meningite e non dai i farmaci (cosa che tuttavia è stato messa in discussione nel 2001 dal rapporto di un comitato di esperti pubblicato l’anno scorso dal Washington Post ) e dall’altra che comunque il protocollo della sperimentazione era conforme alla legge nigeriana. Come a dire, che se anche la Pfizer fosse responsabile dei crimini imputatigli, comunque non li avrebbe commessi “illegalmente”.
Il succitato rapporto del 2001 usa peraltro parole piuttosto franche e inequivocabili: parla di “sfruttamento dell’ignoranza” delle persone coinvolte e di “test illegale di un farmaco non registrato”, dal momento che il Trovan non era mai stato somministrato in precedenza a persone affette da meningite.

E’ proprio sulla base di questo dossier che alcune famiglie nigeriane presentarono nel 2001 a New York un’azione legale, denunciando il colosso farmaceutico per "trattamento crudele, inumano e degradante". Tuttavia il giudice non diede luogo a procedere sostenendo di non aver giurisdizione sulla materia.
Ora invece a Kano il processo si è finalmente messo in moto, malgrado il boicottaggio aperto della multinazionale, la quale è riuscita a rimandare la prima udienza di alcuni mesi (da luglio a ottobre) per vizi di forma.
Nel frattempo però la stessa Pfizer è finita nel mirino anche dello stesso governo nigeriano. Quest’ultimo lo scorso giugno, ha intentato causa alla multinazionale presso una Corte Federale di Abuja (la capitale del paese), chiedendo una cifra più di due volte superiore a quella richiesta dal tribunale di Kano: 7 miliardi. Le ragioni addotte dal governo sono le stesse così come uguale appare la strategia ostruzionistica della corporation: quest’ultima ha infatti presentato un’ingiunzione presso il tribunale di Lagos (seconda città della Nigeria) che di fatto impedisce alla polizia di portare in tribunali i funzionari della compagnia.
La corte Federale di Abuja ha cosi aggiornato il caso al prossimo 28 gennaio.

E’ difficile prevedere quale sarà l’esito dei due processi ed in particolare di quello intentato dal governo. Un verdetto di condanna della multinazionale potrebbe davvero configurarsi come un precedente storico e di certo la corporation americana farà di tutto per evitarlo. In ogni caso il danno di immagine subito non è certamente sottovalutabile e si auspica che almeno quest’ultimo possa davvero fungere da precedente e rafforzare la vigilanza sull’operato delle multinazionali occidentali nei paesi dell’Africa subsahariana.

Articolo scritto per la rivista on-line Fusi Orari

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