PERU', TLC E PALLOTTOLE
Le previsioni più nefaste paiono purtroppo aver trovato una funerea conferma negli ultimi giorni. Il comparto agricolo aveva infatti dichiarato a partire da lunedì scorso un paro (sciopero) a tempo indefinito, proprio per protestare contro gli effetti negativi del Trattato di Libero Commercio. Tra le rivendicazioni degli agricoltori, oltre a sussidi e compensazioni per l’impatto del Tlc, vi era anche la ricerca di una soluzione al rincaro dei prezzi dei fertilizzanti e dell’acqua per le irrigazioni.
I manifestanti avevano dato vita a marce e blocchi stradali in diverse parti del paese, tanto nel Nord che nel Sud, bloccando la Panamericana in diversi punti.
Il gabinetto di Alan García si trova peraltro impegnato in questi stessi giorni ad affrontare almeno altre due massicce proteste: quella degli insegnanti che protestano contro la contestata legge del tercio superior – che riduce drasticamente (su presunta base meritocratica) gli insegnanti all’’interno della scuola pubblica – e quella dei cittadini di Cusco, preoccupati per una legge (chiamata eufemisticamente “Legge di promozione dello sviluppo sostenibile dei Servizi turistici” ) che facilita la concessione di licenze ai privati per costruire hotel e strutture turistiche anche nelle adiacenze di monumenti storici (come i siti archeologici inca), rischiando di danneggiare gravemente il patrimonio storico-artistico della regione.
L’opposizione humalista ha subito chiesto che il ministro dell’Interno Luis Alva Castro (vecchia volpe dell’Apra e personaggio molto discusso negli ultimi tempi) venisse in Parlamento a riferire sui cinque decessi – cosa che avverrà il prossimo mercoledì, 27 febbraio - e intende presentare una mozione di censura nei suoi confronti.
Alva Castro, da parte sua, si è subito smarcato dai fatti responsabilizzando dei decessi i dirigenti delle stesse organizzazioni degli agricoltori, trovando in questo – manco a dirlo - una formidabile spalla nel presidente García. Il vecchio Alan, con l’insensibilità che pare contraddistinguere gran parte delle sue ultime uscite, non solo ha riaffermato il proprio appoggio nei confronti del ministro e scartato qualunque ipotesi di commissione d’inchiesta sugli scontri, ma al contrario ha espresso la sua piena approvazione riguardo all’operato della polizia. “La polizia ha agito con grande convinzione e decisione e io mi congratulo con la Polizia, è un ottima cosa che difenda il Perù ed ora vogliamo vedere questo tradursi nel giudizio dei colpevoli” ha dichiarato il mandatario peruviano. Ed ha aggiunto “Che serva da lezione in modo che quando qualcuno promuove pubblicamente e agitatamente uno sciopero, sappia dove sta portando queste persone, sappia a chi sta aprendo le porte. Da ora in avanti [..] chiunque convochi questo tipo di mobilitazioni deve sapere che è direttamente responsabile di qualunque cosa accada, della distruzione e della morte di qualunque persona.” Un atteggiamento pilatesco ed auto-assolutorio, iconicamente rappresentato nella beffarda copertina di La Republica di ieri (vedi foto in alto). Ma anche un atteggiamento con il quale il discusso presidente sudamericano sembra mettere le mani in avanti relativamente ad eventuali nuove escalation repressive, se necessarie a mantenere quella pace sociale, funzionale al suo progetto di stato iperliberista.
2 commenti:
E' da parecchio tempo che seguo il tuo interessantissimo blog. Questa notizia mi lascia esterrefatto: ho lavorato nell'Amazonia peruana a progetti di sviluppo sostenibile, che mi sembravano corretti. Ora leggo che la situazione è diversa... non immaginavo quanto. Continuerò a seguirti.., grazie per ora.
Giovanni
Anche io ogni tanto vengo a leggere, non conosco il sud-America ma sono molto interessanti le cose di cui informi. Maria
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