PERU': ALAN GARCIA DIFENDE BERMUDEZ PER DIFENDERE SE STESSO

Relativamente a questa ennesima uscita dell’ondivago presidente peruviano si impongono almeno un paio di considerazioni.
La prima: il Perù ha partecipato, illo tempore, in maniera molto relativa al Piano Condor, ma era pur sempre una dittatura (per quanto meno sanguinaria di quelle dei paesi confinanti) e tutto fuorchè uno stato di diritto. In ogni caso la sua pur esigua partecipazione all’internazionale del terrore anni ’70 è provata da almeno un caso di azione congiunta dell' intelligence peruviana con quella argentina, nel 1980, per la cattura di alcuni montoneros riparatisi in Perù ed è testimoniata perfino da alcuni documenti declassificati della Cia e quindi difficilmente smentibile.
Difendendo Morales Bermudez, il cinquattottenne mandatario peruviano difende soprattutto se stesso e parafrasando le sue parole viene da dire che la sua vera convinzione sia non che il Perù è uno stato diritto, ma che – purtroppo per lui - il Perù stia diventando uno stato di diritto. Il che significa che presto e tardi anche le gravissime lesioni dei diritti umani avvenute durante il suo primo mandato (vedi repressioni nei carceri di santa Barbara, Lurigancho e El Fronton e guerra sporca contro Sendero nella zona di Ayacucho) potrebbero finalmente uscire dal cono d’ombra della storia e finire nel mirino delle autorità giudiziarie.
Dopo Fujimori in patria e Brumudez qui da noi, potrebbe prima o poi arrivare anche il turno di Alan Garcia, malgrado il processo già scampato in passato.
Un’eventualità che il più craxiano dei presidenti sudamericani vuole evitare a tutti i costi e rispetto alla quale, un rinvio a guidizio di Morales Bermudez potrebbe essere un precedente molto significativo.
1 commento:
Interessante e chiarificatore
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