mercoledì 2 gennaio 2008

PERU': ALAN GARCIA DIFENDE BERMUDEZ PER DIFENDERE SE STESSO

Com’era ipotizzabile parte del Perù non ha preso molto bene la richiesta di estradizione italiana dell’ex presidente Morales Bermudez, accusato di partecipazione al Piano Condor durante gli anni della sua presidenza (1975-1980). Un sentimento che ha trovato, manco a dirlo, come interprete privilegiato il presidente Alan Garcia che ha considerato ingiuste le imputazioni rivolte all’ex-presidente e offensive nei confronti del Perù, che, a suo dire, sarebbe (e sarebbe stato all’epoca) “uno stato di diritto”. Dopo l’ambiguità e l’equidistanza nei confronti del processo Fujimori ecco la difesa (non tanto d’ufficio) verso il predecessore (golpista) Bermudez.
Relativamente a questa ennesima uscita dell’ondivago presidente peruviano si impongono almeno un paio di considerazioni.


La prima: il Perù ha partecipato, illo tempore, in maniera molto relativa al Piano Condor, ma era pur sempre una dittatura (per quanto meno sanguinaria di quelle dei paesi confinanti) e tutto fuorchè uno stato di diritto. In ogni caso la sua pur esigua partecipazione all’internazionale del terrore anni ’70 è provata da almeno un caso di azione congiunta dell' intelligence peruviana con quella argentina, nel 1980, per la cattura di alcuni montoneros riparatisi in Perù ed è testimoniata perfino da alcuni documenti declassificati della Cia e quindi difficilmente smentibile.

La seconda: è ovvio che Alan Garcia non difende Morales Bermudez per patriottismo, né per senso dello stato e neppure per particolare piaggeria nei confronti del predecessore. Difendendo Morales Bermudez, il cinquattottenne mandatario peruviano difende soprattutto se stesso e parafrasando le sue parole viene da dire che la sua vera convinzione sia non che il Perù è uno stato diritto, ma che – purtroppo per lui - il Perù stia diventando uno stato di diritto. Il che significa che presto e tardi anche le gravissime lesioni dei diritti umani avvenute durante il suo primo mandato (vedi repressioni nei carceri di santa Barbara, Lurigancho e El Fronton e guerra sporca contro Sendero nella zona di Ayacucho) potrebbero finalmente uscire dal cono d’ombra della storia e finire nel mirino delle autorità giudiziarie.
Dopo Fujimori in patria e Brumudez qui da noi, potrebbe prima o poi arrivare anche il turno di Alan Garcia, malgrado il processo già scampato in passato.
Un’eventualità che il più craxiano dei presidenti sudamericani vuole evitare a tutti i costi e rispetto alla quale, un rinvio a guidizio di Morales Bermudez potrebbe essere un precedente molto significativo.

A questo proposito appare significativa dell’umore di un certa parte dell’opinione pubblica peruviana, ormai insofferente nei confronti della piega presa dall’amministrazione in carica – che tra l’altro ha rafforzato nel recente rimpasto la presenza filo-fujimoriana in seno al governo - la vignetta comparsa qualche giorno fa su Republica, il principale quotidiano di centro-sinistra del paese, che ritrae il presidente nel ruolo di avvocato di Fujimori (ed implicitamente di sé stesso) durante il processo attualmente in corso a Lima.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Interessante e chiarificatore

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