mercoledì 21 marzo 2007

UN PRESIDENTE IMPRESENTABILE

Durante un recente incontro con le autorità giapponesi il presedente boliviano Evo Morales ha dichiarato di voler includere nella costituzione in discussione presso l’Assemblea costituente un articolo in cui si affermi che la Bolivia ripudia la guerra sempre, senza se e senza ma. «Il nostro grande desiderio come governo è che nella nuova costituzione dello stato boliviano si rinunci alla guerra. Le guerre servono solo per perdere vite umane […] Noi popoli indigeni viviamo in armonia con la madre terra, apparteniamo alla cultura della vita e non condividiamo politiche di militarizzazione e nuclerarizzazione».


Se la cosa andasse in porto si tratterebbe di una lezione di dignità e coerenza da parte di un piccolo paese, il più povero del Sudamerica nei confronti di tutto il mondo occidentale, “progredito” ed affluente. Uno smacco nei confronti di coloro i quali – così come un mio caro amico pure di sinistra che spero non me ne voglia se leggerà queste righe – ripetono che Evo Morales è un presidente impresentabile, perché cocalero, perché provvisto solo della licenza elementare e luoghi comuni e banalità post-coloniali via dicendo.


P.s. A Tokio Evo Morales è stato ricevuto nientemeno che dall’imperatore Akihito. Ma prima di arrivare nella capitale del paese del Sol Levante, il presidente boliviano è passato anche da Roma. Dove nell’assoluto silenzio dei media è stato ricevuto solo dal sottosegretario Donato di Santo. D’Altronde non è un mistero che relativamente all’America Latina il ministro D’Alema abbia sempre avuto l’occhio lungo. Nel suo ultimo viaggio ha fatto visita unicamente ad Alan Garcia (definito «un esponente storico della sinistra latinoamericana», malgrado voglia reintrodurre in Perù la pena di morte e abbia recentemente definito i poveri del suo pease “parassiti” – per tacere della «magnifiche sorti e progressive» del suo primo mandato), alla Bachelet e a Lula (almeno lui!). Ma ha ovviamente disdegnato Kirchner ed Evo Morales – per non parlare di Chavez. Esattamente le esperienze più feconde degli ultimi anni.
D’altra parte che attendersi da un personaggio che all’epoca dei governi neoliberisti e del Washington Consensus andava a braccetto con De la Rua e Collor de Mello, e facendo visita a Zedillo si rifiutava di incontrare gli zapatisti sostenendo che non rappresentavano il popolo messicano?

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