domenica 11 marzo 2007

NOTIZIE DALLE ANDE

Due notizie arrivano dalla zona andina. Entrambe inquietanti.

La prima viene dal Perù di Alan Garcia. Quest’ultimo, una decina di giorni fa, presentando un’importante opera pubblica che porterà l’acqua alla zona di Huaycán non si è fatto problemi a definire i poveri del proprio paese “parassiti”. “Smettano di stendere la mano per vedere se piove, smettano di chiedere, che questo lo fanno solo i parassiti” ha dichiarato infatti il presidente peruviano ed ha continuato: “Dammi lavoro, dammi acqua potabile, dammi reti fognarie. Cosa vuoi che ti dia ancora? Crescete con i vostri sforzi , lavorando uniti e smettetela di chiedere, perchè questo vi fa diventare dei parassiti”. Una concezione sui generis di quello che dev’essere il ruolo dello Stato nei confronti dei cittadini, da parte di questo cinquantottenne, che il nostro D’Alema ha definito «un esponente storico della sinistra latinoamericana». Chissà forse sarà la cattiva coscienza per aver già ridotto sul lastrico una volta il Perù con politiche liberali e corruzione che lo spinge a mettere le mani avanti e ad uscirsene con questo bel discorsetto tatcheriano, dall’indiscutibile contenuto umano e solidale. In ogni caso, che ne pensino, i milioni di peruviani che l’hanno votato, l’Alan Garcia che prometteva grandi cose al suo popolo durante i suoi balconazi di più di vent’anni fa è decisamente morto e sepolto.


La seconda notizia invece arriva dall’Ecuador e pone non pochi grattacapi a chi come il sottoscritto aveva visto nell’elezione di Raffael Correa a presidente una svolta per lo stato sudamericano. Già in passato alcune dichiarazioni un po’ ambigue di Correa sul superamento dei partiti e sull’indifferenza verso la prassi parlamentare avevano dato un po’ da riflettere, ma certo non inficiavano l’ammirazione per una serie di scelte importanti, come quella del non rinnovo della base militare statunitense di Manta o quella di dare il via ad un’assemblea costituente sul modello di quella venezuelana del ’98 o di quella attuale boliviana.
Ora la decisione del Tribunale Elettorale di destituire 57 deputati dell’opposizione che hanno tentato di boicottare la Costituente (con tanto di cordoni di polizia che hanno vietato l’ingresso in Parlamento dei parlamentari “decaduti”), che – avendo ricevuto il plauso di Correa - prefigura qualcosa di simile a un “golpe tecnico”, pone parecchie perplessità a chi in questi ultimi tempi ha creduto nella possibile affermazione di un socialismo democratico – simile a quello che pur con molte difficoltà si sta realizzando in Venezuela e Bolivia - anche in Ecuador. La situazione è ovviamente ancora in evoluzione e non è possibile dare giudizi definitivi. Inoltre va segnalato che i 57 destituiti si erano macchiati in precedenza di una grave ingerenza da parte del parlamento ecuadoriano nei confronti del potere giudiziario, chiedendo le dimissioni di Jorge Acosta, il presidente del tribunale elettorale, il quale aveva appoggiato il progetto della Costituente, pur provenendo dalle file del Partito Sociedad Patriotica, uno dei raggruppamenti dell’opposizione. In ogni caso la crisi non sembra facilmente sanabile, almeno in via democratica, data l’assenza di una maggioranza in Parlamento, da parte del presidente Correa.
Vi invito comunque ad approfondire la questione con l’articolo di Maurizio Campisi dal blog America Latina, e quello (di segno opposto) di Selvas.

2 commenti:

Tisbe ha detto...

ono passata per salutarti e per ringraziarti e trovo un bel post
Buona notte

ladytux ha detto...

ogni volta che passo di qua trovo qualcosa su cui pensare tutto il giorno...ma che si fa cosi?
(ovviamente il commento nel merito te lo do' quando avro' finito di rifletterci...certo che una riflessione su dove stiamo andando e con chi non è facile...)
besos ;)
ladytux

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